IL MALTRATTAMENTO INVISIBILE

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    Condividere la propria vita con un cane senza incorrere nel maltrattamento invisibile

    Riprendo parzialmente il titolo di un articolo di Eleonora Mentaschi per esprimere con molta modestia il mio pensiero a proposito di questo argomento.

    Schermata_2022-03-12_alle2_1
    L’articolo di Eleonora Mentaschi – Membro SISCA e APNEC
    Articolo apparso sulla rivista “Il Mio Cane”
    Essendo vietata la riproduzione parziale o totale del testo dovete leggerlo cliccando sul link.

    Il Cavalier King viene definito giustamente il “cane sempre allegro” o “il cane della felicità”.
    Se quando lo chiamate o quando i vostri sguardi si incrociano non lo vedrete scodinzolare sicuramente fareste bene a chiedervi cosa non va!

    Decidere di condividere la propria vita con un cane è una decisione che dovrebbe essere fatta in modo responsabile…



    1. Chiedersi per prima cosa se nella nostra vita c’è spazio per un cane e non parlo di spazio ambientale, ma di spazio temporale, di abitudini e stile di vita.

    2. Ogni nuovo ingresso di un essere vivente in famiglia, sia esso persona o animale comporta degli adattamenti da parte nostra…chiediamoci se siamo disposti a cambiare qualcosa e quanto ci costerà farlo.

    3. Un cane non può chiedervi niente, non si esprime con le parole, ma vi basterà osservarlo per capire se è felice…quanto vi importa che lo sia? Prima di adottare un cane ci dovrebbe essere una forte motivazione a farlo, non sono peluches e nemmeno robottini ai quali si può insegnare tutto. Cioè tutto si può insegnare, ma a quale prezzo? Se solo potessero parlare ce lo direbbero, ma sicuramente il proprietario attento coglierà eventuali segni di disagio o di malessere fisico.

    4. Un cane non è un giocattolo che si “usa” per la nostra distrazione quando ci va e quando non ci va lo si lascia. Ci saranno nella vita necessità che ci costringeranno a farlo, ma bisognerà valutare il suo grado di sensibilità e l’eventuale stress da separazione….se questo esiste o si risolve con l’aiuto di esperti o si trovano alternative nel suo interesse.

    5. Mai un nostro comportamento dovrà comportare un danno psicologico o peggio fisico al nostro amico, questo si configura sicuramente in un “maltrattamento invisibile“, così chiamato perché non viene spesso riconosciuto come tale dal proprietario.

    6. Dovremo impegnarci a mantenerlo in buono stato di salute, fargli fare tutti i controlli veterinari necessari, tenerlo pulito e in ordine anche se a lui non interessa, questo spesso influisce anche sulla sua salute e benessere fisico, dargli le giuste ore di svago e consentirgli di fare una vita appropriata alle caratteristiche della razza…ricordiamoci che non tutti i cani sono uguali e quello che può essere un bene per alcuni, non lo è per altri. Se si obbliga un cane a fare una vita non adatta alla sua razza, al suo carattere, alla sua indole lo stiamo in un certo qual modo maltrattando.

    Non ho mai cercato di convincere qualcuno ad adottare un cane, la gente lo fa con troppa superficialità già di suo…bisogna esserne convinti e fare una scelta responsabile.

    Schermata_2022-03-12_alle2_2

    Ma condivisione non vuol dire che il cane debba fare solo quello che vogliamo noi, questo modo di pensare si è sempre chiamato in un altro modo…cerchiamo di non essere i suoi tiranni, ma i suoi amici e gli amici sono tali solo se riescono ad entrare in sintonia, si capiscono senza che nessuno prevarichi o si imponga sull’altro .

    Niente a che vedere con il ruolo di leader o capo branco ( termine sorpassato e non giusto, leggete questo articolo ) che il proprietario dovrebbe avere…in un gruppo di cani il "capo" non è mai un tiranno, ma la figura autorevole (non autoritaria) che tutti i componenti del branco seguono, rispettano e di cui si fidano, questo conferisce al gruppo stabilità, serenità e forza

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