Come leggere le ETICHETTE del CIBO INDUSTRIALE

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    Articolo e video di Valerio Guiggi.
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    Come leggere la lista degli ingredienti degli alimenti per cani e gatti

    La lista degli ingredienti negli alimenti per cani e gatti è, insieme all’etichettatura nutrizionale, una delle parti più importanti delle confezioni degli alimenti per cani e gatti.

    Dalla lista si possono capire tantissime informazioni sulla qualità degli alimenti, e soprattutto si possono scoprire alcuni “trucchetti” che i produttori utilizzano per mascherare la scarsa qualità dell’alimento, rispetto ad altri: scopriamo le cose più importanti da valutare da questa importantissima parte dell’etichetta.

    Se preferite vederlo parlare, ha dedicato uno dei suoi primi video proprio a questo argomento, altrimenti potete procedere con la lettura dell’articolo.

    Video



    La lista degli ingredienti
    Iniziamo dicendo che la lista degli ingredienti non è facoltativa, ma è obbligatoria e deve essere sempre inserita nelle confezioni degli alimenti per cani e gatti.

    Ce lo dice il Regolamento CE 767/2009, il quale ci fa sapere anche che, negli alimenti per animali, non si parla di “ingredienti”, che fanno riferimento agli alimenti umani, ma di materie prime, quindi le leggi che regolano l’etichettatura di un alimento per l’uomo sono diverse rispetto a quelle che regolano gli alimenti per animali.

    La lista delle materie prime è obbligatoria ai sensi degli articoli 16 e 17 del regolamento che abbiamo citato prima, che richiede un ordine particolare per indicare le materie prime: queste devono essere indicate in ordine decrescente per quantità presente all’interno dell’alimento.

    Per questo motivo, il primo ingrediente che compare nella lista sarà quantitativamente il più numeroso, poi il secondo, il terzo e così via, fino ad arrivare agli ultimi che sono i meno rapresentati. Bisogna notare però che la percentuale degli alimenti non deve essere indicata, di solito, per proteggere il segreto industriale dell’azienda che fabbrica l’alimento.

    C’è una sola eccezione: quando l’ingrediente è definito caratterizzante, ovvero quando è pubblicizzato. Se si vede, per esempio, un melograno sulla confezione dell’alimento, per chi produce l’alimento diventa obbligatorio indicarne la percentuale, che sarà scritta tra parentesi.

    Questo ci consente di capire due cose:

    Possiamo avere un’idea della quantità degli ingredienti. Se, ad esempio (per assurdo), al primo posto troviamo la farina e al secondo la carne di cervo che, però, è l’1%, la farina sarà tantissima, e siamo davanti al classico “becchime per le galline”; di solito le cose non sono così nette, ma riflettere un attimo e fare qualche conto matematico non guasta;
    Possiamo sapere quanto di quell’ingrediente c’è davvero in quell’alimento. Se, per esempio, viene pubblicizzato il melograno o il mirtillo, che però sono presenti per lo 0,5%, (5 grammi per chilo) e consideriamo anche la perdita di acqua in cottura… Di melograno o di mirtillo ne rimarrà poco o niente.
    Questo è un primo trucco che le aziende utilizzano per far acquistare un certo prodotto, contando sul fatto che… le persone non leggono la lista delle materie prime.

    Un’altra cosa importante è controllare gli ingredienti: anche se sono diversi tra loro, vanno letti tutti e bisogna capire con precisione che cosa c’è dentro all’alimento.

    La legge, infatti, non è molto chiara relativamente alla denominazione degli alimenti, anche se sono state emanate diverse leggi che elencano la denominazione delle materie prime, che sono:

    La legge 281/1963
    Il Decreto Legislativo 360/1999
    Il Reg. UE 242/2010
    il Reg. UE 575/2011
    il Reg. UE 68/2013 (aggiornato al Reg. UE 2017/1017).

    Nonostante le leggi, la distinzione degli ingredienti, specialmente quelli di origine animale come la carne, non è ancora chiarissima, e comunque è interpretabile; vige il principio secondo il quale “la lista delle materie prime non deve essere ingannevole”, ma di fatto definire l’inganno non è facile. Inoltre, quando c’è poca chiarezza, gli inganni sono dietro l’angolo.

    Eccone due tra i più interessanti.

    Materie prime simili indicate con nomi diversi

    È uno dei trucchi più comuni per mascherare la qualità di un alimento. Di solito viene fatto con le farine, visto che non sono prodotti affatto di qualità, e viene sfruttato in questo modo.

    Se in un alimento troviamo una lista del tipo:

    Carne di pollo, farina di mais, mais, farina di frumento, …
    La carne è più delle farine se prese singolarmente, ma la differenza tra farina di mais e mais, praticamente… non esiste (ma legalmente sono diverse perché è lo stesso mais in parte già macinato prima di essere messo nell’alimento, in parte ancora da macinare)! Questo significa che sommando farina di mais e mais, rispettivamente al secondo e terzo posto, otteniamo più mais che carne in un alimento per cani! Da notare che le farine non vengono mai pubblicizzate come alimento caratterizzante, per cui non troviamo mai indicata la percentuale… Non avrebbe senso pubblicizzare la farina.

    E, per inciso… È un prodotto che esiste davvero.


    Le percentuali parziali

    Supponiamo di avere davanti a noi un alimento, non monoproteico, sulla cui confezione viene pubblicizzato l’agnello.

    In etichetta troviamo una lista del tipo:

    Carne fresca (di cui 4% carne di agnello), farina di mais (20%)…
    Notiamo che la carne di agnello che viene pubblicizzata con un bell’agnello in vista, sulla confezione, in realtà è solo il 4% del totale dell’alimento. Di solito le persone non ci pensano, ma le leggi che abbiamo citato prima consentono al produttore di indicare solo la categoria di alimento e non la specie da cui proviene quell’alimento.

    Questo significa che di tutta la carne presente (superiore, sicuramente, al 20%) solo il 4% sarà effettivamente agnello, mentre il resto sarà carne di… non lo sappiamo, perché il produttore dell’alimento può non scriverlo!

    Sono quindi sempre e comunque da preferire alimenti che indicano precisamente l’origine della carne, senza rimanere sul generico o riportare alimenti in percentuale parziale. Se ci fosse stato scritto “Carne di agnello 30%” potevamo essere sicuri che si trattasse di un alimento fatto soprattutto con agnello, mentre questo tipo di lista è fatta per trarre in inganno il consumatore che, per estensione, pensa che quell’alimento sia composto solo da agnello!

    Provate a cercare su Google “Di cui pollo 4%” (con le virgolette, così trova proprio la frase) per vedere quanto viene sfruttato questo trucco dalle aziende!

    Purtroppo, però, questi sono solamente alcuni dei trucchi utilizzati dalle aziende e derivanti dai “buchi normativi” che l’attuale legislazione lascia. Per riuscire a saperne di più bisogna aspettare nuove leggi o, in alternativa, scoprire i più piccoli cavilli in quelle vigenti per capire come possono muoversi i produttori… cosa che personalmente sto facendo, e che verrà trattata nello specifico negli articoli dei prossimi mesi.

    Interpretare gli ingredienti

    Quelli riportati sono solo alcuni dei “trucchi” utilizzati dalle aziende per rendere più complessa la lettura dell’etichetta del prodotto, e mascherare una scarsa qualità dello stesso. E’ tuttavia importante anche interpretare i nomi degli ingredienti che troviamo in etichetta: questo video può essere utile per saperne di più.

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    Come leggere le etichette dei croccantini kisspng-puppy-dog-breed-science-diet-dog-food-longevity-5ac8afce881cc3_0



    Sapete quante informazioni si possono scoprire sulla qualità di un alimento per cani e gatti semplicemente leggendo la tabella nutrizionale, riportata obbligatoriamente su tutte le etichette dei prodotti alimentari per animali?

    La tabella nutrizionale è una delle informazioni obbligatorie che i produttori devono inserire su tutti gli alimenti per animali: secchi, umidi e congelati riportano sempre questa informazione che è uguale per tutte le marche e per tutti i prodotti: la rende obbligatoria il regolamento CE 767/2009, ed è valida per tutti i paesi dell’Unione Europea.

    La tabella nutrizionale la possiamo trovare sotto forma di tabella vera e propria oppure sotto forma di elenco, e anche se può essere un po’ nascosta siamo sicuri di trovarla sempre, e sempre in Italiano; è obbligatorio indicarla anche negli alimenti che si acquistano su internet, nella scheda dell’alimento, e sugli integratori per animali, che sono considerati in ambito veterinario alimenti per animali a tutti gli effetti.

    La tabella da sola non fornisce tutte le indicazioni per capire la qualità dell’alimento (è fondamentale leggerla insieme alla lista degli ingredienti), ma ci illumina già abbastanza da sola: possiamo trovare al suo interno le informazioni su quattro elementi nutritivi che sono la proteina, i grassi, la fibra e i sali minerali. Poi ce ne sono altri due, l’acqua e i carboidrati, che però sono nascosti: in questo articolo scopriremo come si calcolano, per avere tutte le informazioni a disposizione.

    Di seguito, una descrizione delle più importanti informazioni che possiamo ricavare dalla lettura della tabella nutrizionale. Da notare che parleremo solo di croccantini, e non degli altri alimenti per cani e gatti (escluderemo quindi anche gli alimenti umidi).


    1. Proteine grezze
    Le proteine sono l’elemento più importante nella nutrizione del cane e del gatto: sono i “mattoni” che costituiscono l’organismo e in particolare la massa muscolare, per cui bisogna fare attenzione che non siano troppo poche nell’alimento.

    I fabbisogni in proteine cambiano in base all’animale e in base alla sua età: i cuccioli, ad esempio, hanno bisogno di più proteine rispetto agli adulti, mentre i gatti hanno un fabbisogno superiore rispetto ai cani.

    Scegliere un alimento che abbia poche proteine fa sì che l’animale non ne abbia abbastanza da garantire il ricambio necessario per l’attività quotidiana, tanto più se è un animale molto attivo, o che fa sport, oppure se si tratta di una femmina in gravidanza o lattazione, il cui fabbisogno minimo aumenta.

    Per questo è importante che l’alimento secco per cani adulti abbia almeno il 22%-24% di proteine, che diventano 27-30% nel cucciolo. I limiti legali indicano valori più bassi (rispettivamente 18% e 25%), ma considerata la scarsa digeribilità è consigliabile scegliere sempre prodotti che ne contengano un quantitativo maggiore. Nel gatto invece dobbiamo cercare alimenti che contengano almeno il 27%-30% di proteine per l’adulto, il 33%-35% nel gattino (in questo caso, i limiti minimi legali sono rispettivamente del 25% e 30% di proteine negli alimenti).

    L’eccesso di proteine, secondo gli studi attuali, non è invece un problema, perché le proteine di troppo semplicemente non vengono utilizzate dagli animali. Bisogna fare attenzione solo negli animali con patologie renali o epatiche, in cui l’eccesso proteico potrebbe aumentare il quantitativo di metaboliti di scarto che derivano dalle proteine, tra cui l’urea, ma bisogna fare attenzione solo se l’animale ha già problemi ai reni o al fegato, e comunque valutare con il proprio veterinario quale sia la restrizione alimentare opportuna da mettere in atto a seconda della specifica situazione, anche in base alle analisi del sangue.

    In generale, quindi, l’eccesso di proteine non rappresenta un problema negli alimenti per cani e gatti.

    Bisogna anche dire però che non tutte le proteine sono uguali: alcune sono più facili da digerire e quindi da assorbire, come quelle dell’uovo o della carne, mentre altre sono meno digeribili, come quelle vegetali; valutando le proteine, è importante controllare sempre anche la lista degli ingredienti per capire da dove provengono: il nome “proteine grezze” sta infatti ad indicare che la tabella nutrizionale non ci indica la digeribilità, ma solo la quantità delle proteine. Un alimento potrebbe essere composto solo da… peli o da piume, che sono strutture proteiche, quindi potrebbe avere tantissime proteine che sono però completamente indigeribili.

    Video



    2. I grassi grezzi
    I grassi sono una delle fonti energetiche più importanti per l’alimentazione del cane e del gatto. Negli alimenti secchi il loro valore va dal 10% al 20%, anche in base alla quantità dei carboidrati, che vedremo dopo. I limiti legali minimi di grassi che devono essere inseriti nell’alimento secco completo sono del 5,5% nel cane, del 9% nel gatto.

    Il grasso serve a fornire energia all’animale, per cui se le proteine erano la “carrozzeria” dell’organismo, il grasso è la benzina, che gli permette di svolgere le normali attività quotidiane.

    Troppo poco grasso significa poca energia, e l’animale tenderà a dimagrire perché userà tutte le sue riserve; tuttavia anche dare troppo grasso non è ottimale, perché quello in eccesso viene accumulato, e questo predispone all’obesità dell’animale, che ha conseguenze piuttosto gravi con l’andare avanti della vita.

    Il grasso si valuta sempre anche in base ai carboidrati, sempre presenti negli alimenti secchi per ragioni tecnologiche, ma anche in base all’attività dell’animale: un cane o un gatto pigri hanno bisogno di meno energia rispetto agli animali che fanno molto movimento, come i cani sportivi; questo significa che non c’è un “valore ideale” di grassi cambia da animale ad animale, e deve essere valutato singolarmente.

    Da notare che i grassi non sono tutti uguali, proprio come le proteine. Tra i grassi più importanti troviamo gli acidi grassi polinsaturi o PUFA, Omega 3 ed omega 6, che spesso sono carenti nei croccantini a causa del processo di irrancidimento; può quindi essere utile, in particolare in caso di patologie, integrare (con altri alimenti o con integratori specifici) questi grassi per garantire il benessere del cane e del gatto.

    Video



    3. La fibra grezza
    Di tutti gli elementi presenti nelle crocchette e nel cibo umido, la fibra è l’unico che i cani e i gatti non possono digerire. Non hanno a disposizione gli enzimi, né le strutture adatte, a digerire i nutrienti che vengono classificati come “fibra”, che arriva quasi inalterata all’interno dell’intestino dell’animale. Qui può avere due destini: viene semplicemente espulsa con le feci oppure viene utilizzata da altri organismi che sono in grado di utilizzarla, i batteri intestinali che costituiscono il microbiota, che tra le sue numerose funzioni ha anche quella di mantenere ottimale l’attività dell’apparato digerente.

    Nell’alimento secco non troviamo molta fibra, dal 2,5% al 5%, ma la sua funzione è importante: la fibra serve per prima cosa a regolare il movimento intestinale, e quando ce n’è poca gli alimenti non riescono a scorrere nell’intestino, e l’animale rischia la costipazione intestinale. Quando è troppa, invece, il rischio è il movimento troppo veloce, quindi la diarrea, e comunque un assorbimento minore degli altri nutrienti (perché questi scorrono più velocemente all’interno dell’apparato digerente.

    Il contenuto ideale di fibra varia, come per i grassi, da animale ad animale (tanto che non esiste un limite legale minimo, negli alimenti secchi, per la fibra), ma non dobbiamo preoccuparci eccessivamente se non notiamo problemi intestinali: se hanno la possibilità di girare su un giardino o su un balcone, e di trovare dell’erba, infatti, prenderanno da soli la fibra vegetale che eventualmente manca nella loro alimentazione.

    Nei croccantini la fibra si trova indicata tutta come “Fibra Grezza”, senza tener conto delle differenze tra le diverse tipologie che possono essere determinanti nel miglioramento o peggioramento di specifiche patologie. Perché la fibra non è tutta uguale.

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    4. Le ceneri grezze
    Le ceneri sono le sostanze che, nelle etichette umane, sono indicate come sali minerali. Si chiamano così perché, quando si analizza l’alimento per scoprirne i componenti, questo viene messo in una stufa che raggiunge temperature molto alte che, durante le analisi, bruciano tutto il resto: proteine, grassi, carboidrati, e fanno anche evaporare l’acqua, ma non i sali minerali. Vedendo ciò che rimane da questo processo abbiamo, a tutti gli effetti, della cenere.

    Non esiste un quantitativo minimo legale di “ceneri” negli alimenti, ma esistono dei quantitativi minimi dei singoli minerali che le compongono. Si, perché le ceneri non si possono valutare nel loro insieme (non c’è un quantitativo troppo elevato o troppo basso di ceneri negli alimenti). In passato si diceva che troppe ceneri indicano un alimento di qualità scadente, ma oggi non è più così, perché alimenti molto proteici hanno anche valori di ceneri molto alti. Il trucco che consigliamo di usare per valutare, in linea di massima, le ceneri, è dividere il valore delle proteine per quello di ceneri: più alto sarà il risultato (4, 5), maggiore sarà la qualità dell’alimento; più basso sarà (3, 2) più l’alimento indicativamente sarà di scarsa qualità.

    Video



    Di tutti i minerali presenti in un alimento i produttori devono specificare, per legge, la presenza solo di due di essi: il calcio e il fosforo. Questi due valori, per legge devono essere sempre superiori ai minimi legali per i croccantini (rispettivamente i limiti sono lo 0,6% e 0,5% nel cane, 0,8% e 0,7% nel gatto); solitamente però i valori sono molto più alti, ma ricordiamo che (salvo il caso di patologie specifiche) se questi minerali sono in eccesso non vengono assorbiti ma finiscono, semplicemente, nelle feci, quindi non serve preoccuparsi per valori che potrebbero sembrare troppo alti.

    5. L’umidità
    L’umidità è semplicemente l’acqua contenuta all’interno dell’alimento. L’acqua non è una sostanza nutritiva, ma cambia lo stato del prodotto: un alimento con poca acqua sarà secco, mentre un alimento con molta acqua sarà umido.

    Negli alimenti secchi ci può essere un massimo del 14% di acqua, una quantità davvero bassa se consideriamo che non possiamo togliere tutta l’acqua da un alimento, dal punto di vista chimico; solitamente il valore è ancora più basso, all’incirca dell’8-10%, che serve a rendere più conservabili possibile i croccantini. Se un alimento è secco, il produttore però non deve indicare il valore di acqua contenuto al suo interno, e chi acquista l’alimento deve conoscere questo valore, che si stima con una media del 9% per i croccantini.

    Il quantitativo di acqua, naturalmente, non soddisfa le esigenze né del cane, né del gatto, per cui se un animale si nutre esclusivamente di croccantini è indispensabile lasciare sempre a disposizione dell’acqua.

    6. I carboidrati
    L’ultimo elemento nutritivo che possiamo trovare nell’etichettatura nutrizionale sono i carboidrati. O, meglio, non lo troviamo, perché la legge non obbliga i produttori a riportarlo: se lo vogliamo sapere, lo dobbiamo calcolare.

    Per sapere quanti carboidrati ci sono in un alimento secco, bisogna fare una differenza, basandoci su questa formula:

    Carboidrati = 100-Proteine-Grassi-Fibre-Ceneri-9

    Come si può facilmente capire, bisogna sottrarre da 100 (che è il totale dell’alimento) la quantità di proteine, di grassi, di fibre, di ceneri e il numero 9, che rappresenta l’acqua (e che può variare se troviamo valori diversi sulla confezione). Il risultato è ciò che rimane nell’alimento tolte queste sostanze nutritive, ovvero praticamente solo i carboidrati (tecnicamente estrattivi inazotati). Questo è il conteggio semplice, perché ci sono tante altre considerazioni da fare, se vogliamo approfondire l’argomento.

    Video



    I carboidrati, sia semplici (come il normale zucchero) sia complessi, come gli amidi (contenuti in grano, mais, riso, patate e altri alimenti vegetali) hanno, come i grassi, una funzione energetica; nell’immediato forniscono energia al cane o al gatto, ma quando sono troppi si accumulano. Il corpo, per accumularli, li trasforma però in grassi, per cui troppi carboidrati nella dieta del cane e del gatto significano obesità, e l’obesità predispone ad altre malattie, come il diabete.

    I carboidrati non sono essenziali nell’alimentazione del cane e del gatto, e infatti non ci sono limiti legali minimi per questo ingrediente. Questo significa che l’alimentazione del cane e del gatto può anche essere completamente priva di carboidrati. Nei croccantini, tuttavia, se ne trova sempre una certa quantità, che va dal 15% al 19% (dipende dalla composizione dell’alimento), per una ragione tecnologica: i croccantini senza carboidrati non stanno insieme, non hanno la forma di “pallina” con cui siamo abituati a vederli. Per cui i carboidrati ci sono sempre, anche nei croccantini Grain-Free: non derivano dai cereali, in questo caso, ma tra gli ingredienti troverete sempre altre fonti di carboidrati come la patata, la tapioca, i piselli, le lenticchie o altri alimenti da cui si possono ricavare dei carboidrati.

    Non trattandosi di un nutriente essenziale per gli animali, in generale meno ce n’è e meglio è (anche qui, salvo in caso di specifiche patologie); posto che sotto ai limiti tecnologici non si riesce a scendere, bisogna ricordare che un alimento con tanti carboidrati non è un alimento di qualità per un cane o per un gatto, ma un alimento creato per “ridurre i costi di produzione” e aumentare il ricavo dell’azienda che produce i croccantini.

    Questo significa che, pur non essendo indicato il valore dei carboidrati, è sempre utile calcolarlo per rendersi conto della loro presenza, e del loro numero, all’interno dell’alimento che scegliamo per i nostri animali.

    *****


    Fonte:Schermata_2022-02-28_alle_20_1
    Come leggere la lista degli ingredienti degli alimenti per cani e gatti

    Come leggere le etichette dei croccantini per cani e gatti: la tabella nutrizionale

     
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    Molto interessante,ho ordinato il box prova do Edgard & Cooper perché consigliato per ottimi ingredienti. Spero sia così,Percy deve prendere peso e crescere,mi confermi che sono validi?
     
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    CITAZIONE (Clara# @ 1/3/2022, 08:56) 
    Molto interessante,ho ordinato il box prova do Edgard & Cooper perché consigliato per ottimi ingredienti. Spero sia così,Percy deve prendere peso e crescere,mi confermi che sono validi?

    Clara mi dispiace di alimentazione industriale non mi occupo più da 9 anni :1f937-200d-2640:
    Bisognerebbe fare tutti i calcoli indicati nel post dal Dr Guiggi, quindi avere l'etichetta del mangime che hai ordinato.
    Ho scritto questo post proprio per facilitare la valutazione dei vari mangimi.
    Sono più ferrata, in parte, sulla dieta casalinga.
    Segui passo passo quello che ho scritto per valutare in qualità e quantità gli ingredienti della marca che ti interessa. Rimane sempre il fatto, a mio avviso, di dare un'alimentazione prescritta dal veterinario, meglio se il tuo veterinario si occupa anche di nutrizione.
    La valutazione richiede tempo e qualche calcolo, mi dispiace non posso farlo, altrimenti avrei un serie di richieste e come ho scritto bisogna avere l'etichetta del prodotto...oggi mattinata impegnata a cucinare per i miei cavalier che fanno diete diverse.
    La dieta casalinga è senza dubbio più impegnativa, ma permette di dosare ogni singolo ingrediente per qualità e quantità, questo è uno dei motivi per cui l'ho scelta...e per farla ho dovuto anche cambiare veterinario
     
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