FARMACI UMANI ANCHE PER GLI ANIMALI?

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    Admin - Cri, Scott, Francis, Harry

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    La-Veterinaria_Simona-Vezzuto_copia

    Era il 9 Febbraio 2020, sulla pagina Ambulatorio Veterinario Dr. Minuto Il medico veterinario scriveva nel post intitolato I NOSTRI DIRITTI :
    CITAZIONE
    Ci hanno spiegato che dobbiamo usare solo farmaci veterinari per non incorrere nel rischio di creare ceppi batterici super resistenti e quindi pericolosi per la salute pubblica con un uso improprio delle terapie antibiotiche... ma allora spiegatemi perché 1) esistono farmaci umani e veterinari con composizione identica, se prescrivessi l'omologo umano a quale rischio esporrei la comunità? 2) nell'obbligo di ricetta rientrano anche farmaci che non hanno azione antibatterica, perché? 3) C'è l'obbligo di utilizzo di farmaci veterinari anche per l'omeopatia che, notoriamente, non ha azione diretta sui microrganismi, perché?.
    Perché non posso prescrivere soltanto la molecola ma devo indicare il nome commerciale?
    In altre nazioni gli obblighi di tracciabilità valgono solo per gli animali da reddito, per quelli destinati ad essere mangiati. Per quelli lo capisco, per cani e gatti no.

    Andiamo avanti siamo al 14 Aprile 2021

    Farmaci umani anche per gli animali,
    il decreto è legge



    Esultano gli animalisti: «Grandi risparmi per le famiglie e per le associazioni che gestiscono i rifugi». Dubbi dei veterinari: «Tra clausole e limitazioni non sarà facile applicare le nuove norme»
    di Alessandro Sala


    È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 maggio il Decreto 14 aprile 2021 del ministero della Salute sul via libera all’utilizzo di medicinali per uso umano per la cura di animali che non siano destinati alla produzione alimentare. La disposizione, salutata come una vera e propria svolta dopo la firma del ministro Speranza, è dunque diventata legge.

    Il testo contiene una sottolineatura di carattere socio-economico molto importante, ovvero che il veterinario può prescrivere i farmaci umani, a parità di principio attivo, «anche tenendo conto del costo delle cure». La possibilità di fare risparmiare le famiglie è insomma un principio di legge anche se viene precisato che il costo di questi farmaci «è sempre a carico dell’acquirente» e non gode quindi di alcun tipo di esenzione o riduzione. In ogni caso le associazioni animaliste esultano, a partire dalla Lega antivivisezione che da alcuni anni sta portando avanti una campagna per la riduzione degli oneri fiscali a carico delle famiglie che ospitano animali domestici. Ad esprimere perplessità sono invece i veterinari, che attraverso la loro associazione di categoria Anmvi parlano di un «provvedimento solo apparentemente migliorativo» per la presenza di tutta una serie di «paletti» che costringeranno i medici a quello che definiscono uno «slalom prescrittivo» che finisce col «vanificare il principio della miglior convenienza economica per l’acquirente».

    Il decreto individua proprio i veterinari come i soli soggetti autorizzati («in via esclusiva e sotto la propria responsabilità») a prevedere il trattamento di un animale ammalato con medicinali concepiti per gli esseri umani. La condizione precisata nell’articolo 1 è che il farmaco contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario corrispondente. Con alcune eccezioni. La più significativa è che non si deve trattare di un farmaco «contenente sostanze antibiotiche di importanza critica per la salute umana». Sostanzialmente, non potranno essere messe a rischio le scorte di medicinali fondamentali per le persone (quelle considerate di «ultima istanza») e neppure si potrà eccedere con gli antibiotici nell’ottica di una prevenzione dei fenomeni di antibioticoresistenza. La legge indica tuttavia alcune eccezioni affidate, ancora una volta, alla responsabilità del veterinario per i casi in cui non esistano alternative. L’importante è che il medicinale non sia inserito nella lista dei farmaci temporaneamente carenti pubblicata sul portale istituzionale dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco.

    I dubbi dei veterinari riguardano sostanzialmente l’«allegato A» del decreto che prevede una serie di clausole che limiteranno la reale possibilità di scelta da parte dei medici . A partire dalle limitazioni che potrà imporre l’Aifa («una novità assoluta») e passando per l’obbligo di test di sensibilità per l’uso degli antibiotici non soggetti a limitazioni «che possono richiedere fino a 7 giorni e rischiano di ritardare il trattamento di infezioni gravi». Vengono inoltre richieste dalla legge alcune pre-condizioni — come la circostanza che il medicinale veterinario sia, a causa di alcuni componenti, più rischioso o controindicato per l’animale in cura, per le particolari condizioni in cui versa in quel momento o per incompatibilità (per esempio farine animali nel caso di animali erbivori) o forme di intolleranza note — che per l’Amvi finiscono per svuotare il decreto, almeno nella parte riferita alla convenienza economica. «La nostra proposta al ministro — ricorda l’associazione — era invece quella di sviluppare il mercato dei medicinali veterinari generici, come previsto dal regolamento europeo che entrerà in vigore il 28 gennaio del prossimo anno».

    fonte Corriere della Sera
    *****
    leggi anche Regolamento Ue sui farmaci veterinari: in vigore dal 28 Gennaio 2022

    Edited by criscott - 22/2/2022, 20:14
     
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